Guilty Pleasures
a cura di Margherita Fontana
Il focus s’intitola come l’espressione inglese che descrive le cose che amiamo fare ma di cui sotto sotto ci vergogniamo. Tra questi piaceri inconfessabili ci sono ovviamente anche alcuni film che ci piace guardare, preferibilmente da soli, al riparo dal giudizio critico altrui. Sebbene possiamo essere riluttanti nel rivelarli, spesso tra questi titoli si trovano opere di straordinario valore autobiografico e affettivo. Anche il cinefilo più appassionato, che fa della storia del cinema e del buongusto il suo baluardo, avrà senz’altro una lista nascosta di “guilty pleasures”, per lo meno ricercati.
Per certi versi, questa ambiguità tra l’imbarazzo e l’affetto è comune anche ad un’altra categoria di film, quella del cinema erotico. Qui, parlare di qualità si fa difficile, proprio perché il cinema erotico, anche non pornografico, nasce con una precisa intenzione, quella di eccitare la nostra immaginazione ed i nostri sensi, portandoci in territori della mente dove l’obiettività non trova luogo. Ma non è forse questa una caratteristica del sesso di per sé, quella di trasportare ciascuno di noi alla scoperta di zone di se stessi che sarebbero altrimenti rimaste inesplorate? L’obiettivo del focus dunque è quello di mettere a punto una piccola rassegna di opere brevi di natura erotica che esplorino il sesso fuori dalle convenzioni moderne e patriarcali e che lo vedano come uno strumento di scopertà di sé, autoaffermazione e, perché no, rivoluzione.
Nella speranza che i Guilty Pleasures si affranchino definitivamente dalla vergogna e dal senso di colpa, per essere fieramente urlati ai quattro venti, proprio come una dichiarazione politica.