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Il cinema è il mezzo di comunicazione che più di ogni altro assomiglia alla memoria umana.
In esso troviamo immagini, movimento, suoni e lo scorrere del tempo, ed è per questo che si presta perfettamente ad un’attività di recupero di storie che sembrano lontane da noi.
Al contempo la memoria umana, come il cinema, non sempre aderisce perfettamente alla realtà; spesso il passare del tempo e l’esperienza soggettiva del testimone offuscano la realtà dei fatti, arricchendo il ricordo con un mosaico di emozioni. 
Questo è il vero potere del cinema, la capacità di raccontare storie adottando un punto di vista preciso, evocando sensazioni e costruendo legami ed empatie tra persone che non si incontreranno mai.
Al di là del Mare è un progetto multimediale e multidisciplinare che usa la memoria soggettiva, il cinema documentario e i nuovi social media, per esplorare storie di migrazione di ieri e di oggi e intrecciare le storie e il retaggio storico e culturale di giovani, sia Italiani che Argentini in parti opposte del pianeta.

Il progetto “Al di là del Mare” è un progetto finanziato dalla Regione Emilia Romagna (Italia) attraverso l’Assemblea Legislativa Regionale che sostiene attività della Consulta Regionale degli Emiliano-romagnoli nel Mondo. Il progetto è stato realizzato dal Comune di Pontenure (Piacenza) in collaborazione con Concorto Film Festival, con l’Unione Regionale Emilia Romagna di Buenos Aires e con l’associazione Nuove Generazioni Terra di Mar Del Plata.
Tutte le azioni del progetto sono volte a promuovere l’unione dei cittadini emiliano romagnoli in Argentina e, grazie alla presenza di Concorto FF, si utilizza il cinema e la formazione in ambito audiovisivo per diffondere l’esperienza di Concorto e documentare la storia dei cittadini emiliano-romagnoli nel mondo.

Il progetto è strutturato in quattro azioni:
AZIONE 1- La produzione di un documentario che unisce storie di migrazione del passato e del presente, dall’Italia all’Argentina e dall’Argentina all’Italia.
Si parte dalla storia di due navi che nel 1948/49 portarono manovali, ingegneri e operai italiani e le loro famiglie, in particolare emiliano-romagnoli e veneti, fino alla terra del fuoco nella Patagonia meridionale dove ebbero un ruolo importante nella costruzione di Ushuaia, la città più australe al mondo, e si giunge al tempo presente, a storie attuali e all’influenza importante che ha la cultura italiana in queste terre “alla fine del mondo”.
 Allo stesso tempo esploreremo storie di migrazione di argentini, che si sono trasferiti in Italia in anni recenti, compiendo il percorso inverso, in cerca di opportunità migliori.

AZIONE 2 – Proiezione di cortometraggi in Argentina. La proposta è quella di organizzare una serie di presentazioni di Concorto Film Festival e di proiezioni di film cortometraggi di produzione italiana ed europea presso le due principali scuole di Cinema di Buenos Aires, il CIC (Centro de Investigación Cinematográfica) e la Universidad del Cine, enti con i quali Associazione Concorto è già in contatto dal 2017, anno nel quale ha allestito un Focus di film di produzione argentina in occasione del Festival.

AZIONE 3 – Un laboratorio di cinema documentario da tenere nella Scuola Media di Pontenure (PC) che esplorerà concetti di memoria, appartenenza, identità e differenza. I ragazzi avranno modo di ideare, progettare, produrre e post-produrre una serie di cortometraggi documentari in cui affronteranno tematiche legate alla migrazione, sia quella storica che quella odierna, quella di italiani verso il resto del mondo e quella del resto del mondo verso l’Italia. Il corso comprenderà la formazione su tutti gli aspetti tecnici che riguardano la produzione e la post-produzione di un prodotto audiovisivo e oltre a questo ci sarà un’attenzione particolare al racconto, alla struttura narrativa di un documentario e al concetto di memoria storica e soggettiva.

AZIONE 4 – Un progetto di “Amici di penna” in chiave moderna; approfittando del nostro lavoro di ripresa a Ushuaia e dei nostri contatti già esistenti con associazioni culturali emiliano-romagnole in Argentina, vorremmo creare un gemellaggio tra scuole in Italia e in Argentina. Attraverso l’utilizzo di Instagram vorremo collegare direttamente i ragazzi di Pontenure con i ragazzi di Ushuaia in modo che possano condividere attraverso fotografie, testo e filmati le realtà in cui vivono. Così facendo, la naturale propensione dei giovani a comunicare attraverso i social media può favorire un’apertura al mondo, la creazione di nuove amicizie e la facilitazione alla comunicazione attraverso il linguaggio delle immagini.

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LA “SPEDIZIONE BORSARI” – ITALIANI ALLA FINE DEL MONDO
L’Italia arrivò duramente provata al secondo dopoguerra: il numero di disoccupati era stimato intorno ai due milioni e l’apparato produttivo era semidistrutto.
Il governo di coalizione inserì quindi il rilancio dell’emigrazione nel proprio programma, per affrontare la disoccupazione e come valvola di sfogo preventiva dei conflitti sociali.

L’Argentina all’epoca rappresentava una meta migratoria ideale: lo Stato – che aveva inserito il principio dell’apertura verso chi desiderasse abitare su suolo argentino nella propria costituzione del 1850 – era in piena espansione, si stava sviluppando il settore industriale (partendo da un’economia quasi esclusivamente agricola) e l’immigrazione spagnola e italiana era particolarmente ben vista.

Inoltre, alla fine del secondo conflitto mondiale, gli interessi dei due Paesi coincidevano: gli italiani volevano fuggire dal dopoguerra e agli argentini interessava accogliere manodopera specializzata per creare nuovi progetti industriali.

Tutte queste premesse favorevoli portarono alla creazione di un accordo bilaterale tra i due Stati, sancito in un trattato del 21 febbraio 1947, in cui venivano stese le linee guida delle condizioni per l’emigrazione dei lavoratori italiani.

É in questo contesto storico che prende il via l’”impresa” Borsari. Agli inizi del 1948, l’imprenditore bolognese Carlo Borsari presentò al Governo Argentino un progetto di insediamento con personale, attrezzature e capitale per l’esecuzione di opere nella Gobernación Maritima de la Tierra del Fuego.
Questo progetto era volto alla costruzione di strade, case, centrale idroelettrica, mattatoio, scuola, ospedale, e alcune fabbriche che avrebbero dato luogo alla “nuova Ushaia”.

Ushaia, avamposto argentino all’estremità meridionale del continente sudamericano, era stata sede di una colonia penale dal 1920 al 1947. Il lavoro forzato dei detenuti aveva contribuito a costruire il primo nucleo della città, la cui intera vita economica ruotava intorno al carcere.

Con la chiusura decisa nel 1947 vennero ridistribuiti in altre zone non solo i prigionieri, ma anche i lavoratori legati direttamente alla struttura penitenziaria, causando così il graduale spopolamento della città.

La sua posizione strategica nella Terra del Fuoco e la sua vicinanza con il Cile rinforzavano però la necessità di ripopolare quel territorio, nonostante le grandi difficoltà a causa della mancanza sia di manodopera sia di ditte disposte a trasferirsi nella zona.

Il Governo argentino predispose quindi un piano di finanziamento per lo sviluppo della Terra del Fuoco, nel quale si inserì la proposta inviata da Borsari.
In Italia, molti furono attratti dalla ricerca di lavoratori da parte della ditta bolognese, e, una volta ultimati gli accordi con lo Stato Argentino e l’imprenditore e firmato il contratto (che sanciva un impegno per 4 anni), iniziarono le procedure di selezione. I requisiti indispensabili comprendevano un discreto grado di capacità lavorativa o tecnica, o l’esperienza nel campo delle costruzioni e l’attitudine fisica accertata tramite accurate visite mediche.

Il contratto impegnava la ditta a portare 100 operai sposati con famiglia e 200 celibi o sposati senza famiglia, ma alla conclusione del reclutamento, furono molti di più i lavoratori che partirono per l’Argentina.
La mattina del 26 settembre 1948 furono 619 persone, 506 uomini, compreso Borsari, e 113 donne, a salpare da Genova verso la Fine del Mondo.

Il viaggio durò 32 giorni e il 28 ottobre la nave Genova giunse a Ushaia con un carico umano colmo di speranze e con le stive stracolme di materiale. Ad accoglierla c’è il ministro della Marina argentina dell’epoca. La stagione è la più favorevole per iniziare i lavori. Per i primi mesi una parte degli operai è sistemata nei locali dell’ex penitenziario, il rimanente alloggia a bordo di una nave militare del governo.

Nelle stive della nave c’è tutto l’occorrente per la costruzione ed il montaggio di un paese moderno. Del carico fanno parte 7.000 tonnellate di materiale per allestire la fornace e la centrale idroelettrica, vi sono mezzi di trasporto leggeri e pesanti, gru, scavatrici, case prefabbricate, generatori, l’attrezzatura per la costruzione di una fabbrica di legno compensato e persino le stoviglie per la mensa dei dipendenti. L’inventario della merce trasportata comprende tutto il necessario alla comunità per essere autosufficiente.

Il viaggio della nave “Genova” può essere considerato un paradigma di quella che fu la lunga stagione delle migrazioni italiane del 900, il cosiddetto Secolo Breve, un secolo segnato dalle grandi guerre e, conseguentemente, da enormi migrazioni di persone, oggi come allora, in cerca di una vita degna di essere vissuta.