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Il cinema rumeno, come testimoniato dai prestigiosi riconoscimenti internazionali assegnati ad alcuni dei suoi più noti esponenti, sta vivendo una fase particolarmente felice. Cristian Mungiu, Radu Mihaileanu, Calin Peter Netzer e Cristi Puiu, per citare solo alcuni dei cineasti che hanno raggiunto un certo successo sia presso la critica, sia presso il pubblico dei festival di tutto il mondo, raccontano il passato più recente e il presente del loro Paese con un realismo feroce e spietato, a tinte cupe, mostrando le profonde lacerazioni che attraversano una società uscita faticosamente dalla dittatura e alle prese con le contraddizioni e i contrasti causati da una lunga crisi economica. Come un passaggio generazionale di libertà creativa, dal duro periodo degli anni del regime di Ceausescu fino ad oggi, il cinema rumeno vive un’identità espressiva unica. E il Focus 2017 dedicato alla Romania va proprio a indagare la libertà di oggi, un periodo in cui questo cinema è finalmente considerato una scuola cinematografica di valore con alcuni elementi caratteristici ben riconoscibili, partendo dall’indagine imprescindibile dei rapporti umani. Cinema di sceneggiatura, di attori, di tensioni, ma anche di ironia tagliente, in cui le persone sono al centro di tutto. Si è andati quindi a scoprire quali nuove tendenze si stiano sviluppando al suo interno, selezionando i lavori dei film-maker più giovani, per capire quanto influente sia in essi l’eredità del cinema realista della generazione precedente, quali nuovi temi si affaccino nelle storie raccontate e quali innovazioni tecniche e formali siano al centro della ricerca artistica più recente.

LA SELEZIONE
a cura di Simone Bardoni e Alessandro Zucconi

Candy Crush, di Andrei Georgescu, 2015
Arta (Art), di Adrian Sitaru, 2014
Bucuresti-Berlin, di Anca Miruna Lazarescu, 2005
Prima Noapte (First Night), di Andrei Tanase, 2016
Ramona, di Andrei Cretulescu, 2015
A night in Tokoriki, di Roxana Stroe, 2016
Written/Unwritten, di Adrian Silisteanu, 2016
Farul (The Headlight), di Ionut Gaga, 2017

Otto cortometraggi diversi e allo stesso tempo simili, di quell’umanesimo unico che solo la Romania ci ha regalato negli ultimi anni, con fiction a volte violente, a volte più morbide, ma sempre caratterizzate da quella tensione nei rapporti umani che è il filo rosso che unisce molti lavori dei registi rumeni.
PRIMA NOAPTE (FIRST NIGHT) è l’intimo ritratto di un ragazzo alla prima esperienza, narrato con un crescendo d’inquietudine a tratti sgradevole, che ci arriva come una sonora batosta emotiva. In ARTA (ART) possiamo trovare una riflessione non banale sull’etica e sull’attività del regista; una operazione intellettuale affascinante, fredda e spiazzante. CANDY CRUSH rivela come i rapporti di coppia siano messi in crisi da dubbi e indizi ambigui, e di come le chiuse pareti di una stanza possano contenere pensieri, silenzi e riflessioni. RAMONA, un “ritorno” a Concorto dopo la prima proiezione nel 2015, percorre le dinamiche del dramma e del thriller, senza nessuna retorica o morale, appassionando e sconvolgendo a ogni visione. A NIGHT IN TOKORIKI ci porta in location alquanto inedite rispetto agli altri lavori, una Romania “laterale”, dalla periferia alla discoteca, in cui l’estetica nei tempi dilatati fa da padrona. WRITTEN/UNWRITTEN fa esplodere le dinamiche familiari in un tripudio di discussioni, dialoghi e persone, come in un’apoteosi del cinema rumeno. BUCURESTI-BERLIN ha i tempi degli spostamenti di un taxi, mezzo “distensivo” utilizzato per fuggire dalle chiuse stanze familiari. Infine, in FARUL (THE HEADLIGHT) un verbale della polizia fa interagire due personaggi: il dialogo diventa protagonista.