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Giovedì 17 marzo alle 21.00, presso l’Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano (via Sant’Eufemia, 13), si terrà la presentazione del libro “L’eco di uno sparo – Cantico delle creature emiliane” (Einaudi, 2015) di Massimo Zamboni.
L’evento è promosso da Concorto Film Festival in collaborazione con Fondazione di Piacenza e Vigevano e Libreria Fahrenheit 451.
All’incontro, condotto da Sara Carini e Mauro Sargiani, sarà presente l’autore.

«Di mio nonno, due sole cose possedevo: il nome, Ulisse, che io porto come secondo, e che sempre ho dovuto considerare come un intruso, una parte sconosciuta di me; e una giacca, un tessuto ruvido di lana, il nero orbace della sua divisa autarchica. Niente di più, prima di questo libro».

Il 29 febbraio 1944 Ulisse, squadrista, membro di un direttorio del fascio, viene ucciso dai Gruppi di Azione Patriottica. Pochi mesi prima erano morti i sette fratelli Cervi, fucilati dai fascisti. Il 16 marzo 1961, diciassette anni dopo, il gappista Soragni, nome di battaglia Muso, sarà vittima dell’odio covato nel tempo da un compagno militante e amico, assieme a lui responsabile dell’uccisione di Ulisse. La storia è lineare solo quando scegliamo di raccontarla così ma gli eventi si affastellano in un ordine che, quando ti riguarda da vicino, non è necessariamente quello cronologico. Così è per chi cerca di capire le ragioni del sangue, quando il sangue degli oppressori si mescola a quello degli oppressi. E l’eco di quegli spari accompagna Massimo Zamboni nella sua indagine attraverso due secoli per ricostruire una storia che lo riguarda molto da vicino, anche se gli è stata sempre taciuta. Questa indagine lo porta a respirare polvere negli archivi cercando di decifrare le calligrafie ostili dei registri parrocchiali; lo porta sulle colline reggiane a intervistare i superstiti; lo porta sulla tomba dei fratelli Cervi – sette, come sette erano i fratelli B*, l’agiata famiglia a cui apparteneva il bisnonno Massimo. Una storia che chiedeva di essere raccontata, rimasta sepolta insieme alle tante storie rimosse di questo Paese. Un libro sofferto, inconsueto, che è insieme una presa d’atto, un amaro bilancio e una terrestre ballata incantatrice. La memoria va trasmessa, ci dice Massimo Zamboni, e «tocca ai nipoti tramandare, sottraendo ai genitori un compito che non avrebbero potuto svolgere con giustezza».

Massimo Zamboni è nato a Reggio nell’Emilia nel 1957. È musicista, cantautore e scrittore. È stato chitarrista e compositore del gruppo punk rock italiano CCCP e dei CSI per poi intraprendere una carriera solista che lo ha portato a realizzare numerosi album e colonne sonore. Ha pubblicato cinque libri: “In Mongolia in retromarcia”, “Emilia parabolica”, “Il mio primo dopoguerra”, “Prove tecniche di resurrezione”, “L’eco di uno sparo”.